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Giulio Gabrielli
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Giulio Gabrielli ebbe i natali nella città picena nel 1832. Era figlio di Gabriele, straordinario ingegnere ed architetto, ricordato ad Ascoli per la costruzione dell'acquedotto sul ponte di Porta Cartara, distrutto dalla ritirata tedesca nel 1944, e della facciata del Teatro cittadino intitolato a Ventidio Basso. La morte improvvisa del genitore avvenuta nel 1850 segnò improvvisamente la vita di Giulio, che dopo pochi anni si trasferì a Roma, dove iniziò gli studi universitari. Nella città eterna fu ospitato da suo zio materno, il pittore Giuseppe Agricola, grazie al quale scoprì la sua vera passione per l'arte pittorica, abbandonando gli studi ingegneristici. Ma il Gabrielli ambiva a scoprire strade artistiche sempre nuove, così dopo pochi mesi abbandonò la bottega dello zio per approdare all'accademia privata del pittore anconetano Francesco Podesti, molto apprezzato a Roma. Conobbe mediante tale esperienza molti giovani artisti suoi coetanei, con i quali andava a dipingere dal vero le campagne romane. Sempre alla ricerca di nuove situazioni di apprendimento intraprese nuovi viaggi che lo portarono prima a Napoli nel 1856, dove raffinò la sua vena artistica, quindi a Firenze nel 1859 dove venne in contatto con la pittura dei cosiddetti " macchiaioli". Dopo aver tentato di aprire uno studio privato a Roma, Giulio decise di tornare nella sua città natale, nel 1861, anche in conseguenza della caduta del governo del papa nelle Marche; insieme allo sculture Giorgio Paci il Gabrielli fu incaricato dalle nuove autorità comunali di raccogliere e catalogare le opere d'arte delle soppresse confraternite religiose. Nacque quindi il primo nucleo dell'attuale Pinacoteca inaugurata nell'agosto del 1861. I suoi incarichi pubblici si fecero sempre più numerosi e significativi: divenne direttore della Biblioteca comunale e di quella Municipale, infine anche del Museo Archeologico; fu uno dei principali esperti di materie archeologiche dell'Italia centrale. Si interessò di storia e di bibliografia di Ascoli, fu anche restauratore. Nonostante la sua prima passione, la pittura, non fosse più la sua priorità, non l'abbandonò mai: ritrasse principalmente i paesaggi ascolani e gli angoli della città che piano piano andavano scomparendo. Intraprese anche un viaggio a Parigi per l'Esposizione Universale del 1878. La sua vasta produzione testimonia l'acuta sensibilità nel ritrarre i paesaggi della sua terra, con una spiccata sensibilità cromatica e una luminosità straordinaria. Giulio Gabrielli, nonostante i suoi significativi incarichi pubblici, fu una personalità generosa, infatti nel 1909 donò alla cittadinanza il suo patrimonio di opere d'arte compresa una significativa collezione di stampe antiche. Si spense nel 1910.

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