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Insediamento cresciuto all'ombra della scomparso castello di Sasso Pesele, nel cuore dei possedimenti feudali della famiglia Guiderocchi.
Adagiata al di sotto della frazione di Matera, sul limitare di un piccolo fazzoletto di terra coltivabile, bagnato dalle acque di un vispo torrente che scende da una cascatella poco lontana, rendendo magico il luogo. Non sono chiare le origini ma presumibilmente sono riconducibili al basso medioevo quando la villa, che faceva parte del sindacato di Monteacuto, parte dei castelli ascolani, viene menzionata per la prima volta con il nome di "Rivo alle Cannapine". Fino alla prima metà del cinquecento sarà conosciuta con questo nome per poi mutare in Vallecchia, nel 1516 il Pievano di Quintodecimo don Aurelio Poliziani istituisce una rendita per fornire Vallecchia e Matera di un loro parroco. Sempre in questo periodo vi si insediano alcuni maestri muratori lombardi che contribuiranno allo sviluppo edilizio dell'area, si ricorda la presenza dei soldati corsi a reprimere i focolai di brigantaggio tra cinquecento e seicento.
Nel 1808 con l'arrivo di Napoleone Re d'Italia esplode la ribellione antifrancese nella montagna acquasantana ed il paese partecipa all'insurrezione fomentati dal concittadino Emilio Palliotti, la repressione non si farà attendere e nel 1809 vengono effettuati diversi arresti di insorti qui rifugiati.
Lo spirito bellicoso si riaccenderà durante la Seconda Repubblica Romana quando nel 1849, il paese offre quattro uomini per la resistenza che si andava organizzando a protezione del governo pontificio, la rivolta riesplode quando arriva l'unità d'Italia coi piemontesi inviati nell'acquasantano per sedare le resistenze degli ultimi sostenitori del Papa. Alla fine delle ostilità segue un periodo di riorganizzazione del territorio, nel 1866 viene soppresso il comune di Montacuto ed aggregato al nuovo municipio di Acquasanta Terme, per evitare l'omonimia con l'altra Vallecchia nel comprensorio di Montecalvo, viene rinominata. A causa di alcuni terreni per il pascolo, nel 1881 scoppia una brutta lite tra Umito e Matera, la vicenda viene parzialmente risolta dal sindaco ma gli strascichi porteranno ad una nuova esplosione delle violenze nel 1914. Ai tafferugli partecipa anche la comunità di Vallecchia e questa volta oltre a numerosi feriti ci saranno anche delle vittime.
Si arriva all'arroccato paese percorrendo una strada che salendo, passa davanti alla chiesetta di Sant'Enrico fino a raggiunge la piazzetta centrale, durante il percorso si scorgono diversi edifici in rovina, caratteristica di buona parte del borgo che risulta in parte abbandonato. Si nota da subito il grande caseggiato unito in un unico blocco che rappresenta buona parte dell'abitato, costituito da diverse abitazioni che a partire dalle più antiche, risalenti al XVI secolo, sono rappresentative di ogni epoca, fino al XX secolo quando vengono abbandonate. Molto interessanti gli scenari che si creano tra le vie dove portali, passaggi coperti e scalinate si avvicendano, presenti anche alcuni balconi in legno tipici delle zone montane. Nella piazzetta si trova la fontana di recente costruzione, prendendo l'unica via che attraversa il paese si discende verso una bellissima e piccola valle, solcata da un piccolo torrente che scende da una vispa cascatella. Qui si trova una fonte più antica e diverse opere di captazione delle limpide acque, intorno una bella successione di boschi, orti e mura a secco completano il meraviglioso quadro di Vallecchia nonostante i danni dei recenti terremoti.

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