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Meraviglioso esempio di insediamento montano costruito sfruttando i ripidi gradoni di una stretta lingua tufacea che repentina si distacca dalla montagna.
Tradizione vuole che il nome sia di origine greca, si narra infatti che Tallacano sia stato fondato da esuli ellenici, più verosimilmente dalla nobile famiglia dei Tagliacane da qui emigrata verso Ascoli, ipotesi supportata dal fatto che nelle mappe vaticane viene riportato col nome di Tagliacano. Probabilmente nasce come incastellamento medievale sorto all'ombra dei potenti monaci farfensi, possessori di numerosi terreni in queste vallate già dal X secolo; a partire dal XIII secolo però quasi tutti i loro territori erano passati in mano al vescovo di Ascoli ed in seguito al comitato ascolano. Durante il governo del Cardinale Albornoz nel 1356, Tallacano viene citata nella "Descriptio Marchie Anconitane" come villa appartenente al comitato di Ascoli, nello stesso periodo fa causa insieme alla vicina Rocchetta, a Fra Marino, monaco agostiniano. Dai catasti cittadini della città si legge che nel 1381 Tallacano era a capo di un suo sindacato autonomo, ciò nonostante era soggetto al podestà di Acquasanta. Nel XV secolo insieme ai villaggi acquasantani della sponda sinistra del Tronto, si aggrega al sindacato di Venamartello, sempre dipendente dal podestà ascolano di Acquasanta per quanto riguardava la giustizia, a quel tempo piuttosto oltraggiata dai briganti che dilagavano in questi luoghi. Nel 1513 si legge che il paese a causa delle carestie si era piuttosto indebitato e chiedeva aiuto ad Ascoli. Durante il famoso assalto al Vice Legato Apostolico Niccolò Ardinghelli, avvenuto presso il vicino ponte sul Rionile nel 1539, Tallacano non partecipa insieme agli altri centri coinvolti alla richiesta di perdono alla Santa Sede, procedendo all'atto di supplica singolarmente.
Il paese nel 1562, ospitò gli sfollati di Acquasanta quando, avendo sostenuto questa la ribellione del brigante Mariano Parisani, era stata punita con incendi e distruzioni da parte delle autorità ecclesiastiche, costringendo gli abitanti alla fuga nei paesi vicini. Fino alla fine del secolo infuriò la rivolta nelle montagne acquasantane ed il governo pontificio, esasperato dalla situazione, decise di inviare i soldati corsi, talvolta più pericolosi degli stessi briganti, la cui presenza si fece sentire anche a Tallacano.
Agli inizi del '600 ricompaiono i farfensi che erano tornati in possesso dei privilegi sulle chiese abbandonate secoli prima a favore del vescovo di Ascoli, che insoddisfatto della cosa entrò in causa con i monaci per lungo tempo, causa che alla fine si risolse a favore di quest'ultimi.
Con l'arrivo della rivoluzione francese e l'instaurazione in Italia della Repubblica Romana, le vecchie istituzioni cadono e viene creato il Cantone di Acquasanta, subordinato al Distretto di Ascoli nel neonato Dipartimento del Tronto: nel 1797 è presidente repubblicano del capoluogo acquasantano Andrea Tramazzini, originario di Tallacano.
Con la Repubblica si assiste a un periodo di stabilità ma con la venuta dell'Impero francese nel 1808 esplode nella montagna la rivolta a cui anche il paese partecipa con i suoi uomini guidati dai fratelli Adoranti, arrestati poco più tardi.
La restaurazione del 1815 portò uno spiraglio di tranquillità nell'acquasantano, divenuto sede di governo della delegazione Apostolica di Ascoli. Nel 1836, erano sorte delle liti tra il capoluogo ed il territorio comunale che portarono quest'ultimo a distaccarsi nel nuovo municipio di Santa Maria del Tronto, del quale anche Tallacano faceva parte, esperienza che durò fino all'Unità d'Italia. Numerosi saranno gli arresti e le perquisizioni perpetrati dalle guarnigioni guidate da Sciabolone e Baldassarre Saladini contro gli insorti del paese: repressa la ribellione i tempi erano maturi per la incombente epopea dell'Unità. La forte resistenza antiunitaria di queste terre toccò anche Tallacano sebbene non si rilevino eventi di rilievo, di certo partecipò alle operazioni degli insorgenti radunati a Venamartello. Caduti gli Stati Pontifici e le ultime resistenze il paese diventerà centro minore del nuovo comune, ottenuto fondendo gli storici sindacati della montagna acquasantana.
A partire dall'inizio del XX secolo la fuga verso una vita più comoda condannò il borgo allo spopolamento.
Fino a poco tempo fa si presentava come un bellissimo borgo incontaminato, aggrappato alla sua montagna, che offre percorsi vertiginosi, soprattutto sulla cima, transitabile e protetta da recinzioni e che regala una vista imperdibile della valle, ma il recente terremoto del 2016 lo ha parzialmente danneggiato. Lo spopolamento dell'ultimo secolo ha fatto sì che il borgo si conservasse quasi intatto nelle forme e quasi privo di costruzioni contemporanee ma al tempo stesso ne ha minato la stabilità che in alcuni casi è venuta meno con il sisma. Rimane comunque di grandissimo impatto scenografico e lo si vede maestoso ergersi sulla roccia mentre prudentemente si sale la piccola strada tortuosa che conduce all'insediamento.
Giunti al paese si è accolti da un piccolo spiazzo dove dipartono le principali viuzze ricavate tra le varie abitazioni e la roccia, sfruttando ogni metro disponibile ed accostandosi fino al limite dello strapiombo. Alcune di esse sono di origine rinascimentale e presentano architravi e finestre in pietra lavorata, altre sono parzialmente ricavate nelle cavità della roccia. Nella parte superiore dell'incasato si trova la lunga cresta rocciosa, percorribile a piedi, dove oltre a una visione scenografica della vallata è possibile ammirare il sito della rocca, sorvegliato dal campanile della chiesa di Sant'Antonio realizzata sulla torre del fortilizio. Scendendo per le scalette che raggiungono il sagrato della chiesa ci si imbatte nei resti del grande palazzo rinascimentale crollato col terremoto, in questo ampio spazio aperto si ricollegano tutte le strade e le scalinate creando uno scenario surreale. Attraversando il passaggio coperto che si apre sotto un'interessante casone settecentesco, si percorre l'antico corso principale dove si affacciano altre abitazioni di pregio come il palazzetto fortificato con l'architrave che raffigura un lupo. Affascinante è anche la piccola stradina che si distacca dal corso, risalendo verso la chiesa, stretta tra le lingue di roccia e le case. Proseguendo verso la piazza dove arriva la strada asfaltata si trova un piccolo circolo, dirimpetto a una grande edicola dedicata alla Madonna.
Siamo certi che la visita a questo luogo non lascerà delusi molti dei viaggiatori che decideranno di avventurarsi fin qui.

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