Una fila di case disposte su un crinale roccioso, affossato nella valle del Rio Nile, al di sotto la chiesa di Santa Maria di Scalelle.
Poche sono le notizie che ci giungono, risale molto probabilmente al medioevo ed il nome forse arriva dal latino "Saxo Maior", traducibile come rupe o sasso maggiore. Faceva parte nel 1458 del sindacato di Scalelle, entità autonoma nello stato ascolano ma amministrata dal podestà della vicina Rocca Rionile, con sede a Colleiano. Così sarà per lungo tempo fino a quando l'arrivo della rivoluzione francese nel 1798, darà il via ad una serie di riforme territoriali, venendo sottoposta a Ronciglione ed annessa al cantone di Acquasanta, nel dipartimento del Tronto. Nel successivo Regno Italico di Napoleone, nel 1808 Rocca Rionile torna autonoma ma con le riforme murattiane, ripassa a frazione di Acquasanta nel 1814, con la Restaurazione due anni dopo il comune viene appodiato a quello di Mozzano e nel 1818 a quello di Venarotta. Nel 1817 per un errore catastale, Sassomaio ed il comprensorio di Scalelle, diventano parte del comune di Rocca Casaregnana invece che di Rocca Rionile, lo ritroviamo aggregato alla vicina Lisciano in un registro del 1843. Partecipa all'insorgenza pontificia contro l'esercito piemontese, esplosa nella montagna e perdurata oltre l'Unità d'Italia, nel 1864 infatti viene qui catturato il brigante Marco Sbraccia, forse nascosto nel borgo. In quanto parte del comune di Rocca Casaregnana, nel 1867 andrà a formare il nuovo comune di Roccafluvione. Nel 1936 si scioglie la comunanza agraria del paese, dopo gli eventi tragici della seconda guerra mondiale inizia anche lo spopolamento che lo porta oggi, ad essere scarsamente abitato.
Vi si arriva dopo aver percorso la scenografica strada che scende da Lisciano, edificata tra i gradoni di roccia tipici della zona, si è subito accolti dalla fonte e da una casa torre, interessante vestigia del passato, che ancora pare a guardia dell'abitato, circondato da campi ancora coltivati. Al di sotto si dispongono a formare una fila le case che rimangono ancora in piedi, nel gruppo si ricorda una singolare abitazione con una vistosa colombaia, con quattro rosoni affiancati. continuando nella discesa un lungo affioramento roccioso mostra tracce delle attività agricole della zona, come cisterne e vasche per la lavorazione dell'uva, si arriva quindi alla fine del crinale dove si gode un ottimo panorama sulla valle, con occhio attento è possibile anche individuare i ruderi di Gualdo. Ritornati sulla la strada principale, continuando dopo la casa torre e l'altra abitazione recente, salendo sulla destra per una pista scavata nella roccia a destra, si può salire brevemente ai ruderi del villaggio di Casavecchia, costruito sotto la pietra.
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Autore: Maurizio Mauro
Titolo: Castelli: Rocche torri cinte fortificate delle Marche (I castelli dello Stato di Ascoli) Vol.IV
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