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Frazione sperduta nei boschi della Valcinante, territorio ai limiti settentrionali del comune di Roccafluvione.
A poca distanza dall'abitato infatti, corre il confine tra i comuni di Palmiano e Comunanza, la strada che l'attraversa si inerpica fino a raggiungere Castelfiorito e di Casale, frazioni del territorio comunanzese.
Citata già nella bolla imperiale di Lotario III nel 1137 che la riconosceva insieme ad altri castelli, come possesso del vescovo di Ascoli. Il Rettore della Marca Giovanni Colonna, decide nel 1289 di concentrare la popolazione del castello, insieme a quella di Appoiano, Fornace, Collina e Palmiano. L'ordine viene annullato da Papa Niccolò IV, originario di Ascoli, a seguito delle numerose proteste generate dalla vicenda, da parte dei suoi concittadini. Nel XV secolo apparteneva al sindacato di Valcinante, identità autonoma con un proprio statuto ma sottoposta alla giurisdizione del Podestà di Venarotta nel comitato ascolano, la situazione rimarrà invariata fino all'avvento della Repubblica Romana del 1798, quando le nuove riforme territoriali, faranno sì che il centro passi nel Cantone di Acquasanta col comprensorio venarottese, fino all'anno successivo.
Tornato il pontefice, si ripristina la precedente amministrazione ma nel 1808 con l'arrivo di Napoleone, saranno riorganizzati gli organismi repubblicani ed il territorio sarà accorpato al cantone di Ascoli, fino alla cacciata dei francesi.
Con la restaurazione del 1816, Valcinante torna sotto Venarotta come comunità appodiata, rimanendovi fino al periodo postunitario, quando nel 1882 ne sarà distaccato insieme a Casacagnano e Cerqueto di Pizzorullo, per essere aggiunte poi al nascente comune di Roccafluvione.
Si legge che prima della costruzione della casa canonica nella chiesa di Santa Maria di Valcinante, parrocchiale della vallata, il prete era alloggiato ad Aletta che come il resto della vallata, è spiritualmente soggetta alla diocesi di Fermo.
Si registra anche la presenza della Confraternita delle Santissime Reliquie, che si reggeva grazie alle cospicue rendite in suo possesso.
Il paese si spopola, come il resto dell'area, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, cadendo in uno stato di parziale abbandono, gli ultimi terremoti hanno trasformato in ruderi gli edifici già da tempo disabitati, ma nonostante tutto qualcuno ancora vi abita o torna, per accudire gli orti e terreni.
Il centro è raggiungibile percorrendo la strada provinciale della Valcinante, imboccabile nei pressi del cimitero del capoluogo, raggiungendo quindi la contrada di Torra col bivio per la frazione, la strada passa prima a Guandali e poi continua a salire, fino ad Aletta.
L'abitato poggia su alcune terrazze pianeggianti e strette, che si alternano al ripido crinale, attraversate dall'unica strada carrozzabile, ancora si incontra qualche abitazione moderna degli agricoltori ancora rimasti in paese.
Continuando a salire, ci si trova nel primo spiazzo pianeggiante dove campeggiano i ruderi di un'antica casa torre, affiancata da altre due più recenti, che mostra finestre in arenaria con elementi scolpiti. Oltrepassato il primo pianoro, si percorre un altro tratto scosceso immerso nella boscaglia, ci si ritrova poi nei pressi del secondo spiazzo, dove si trova il nucleo centrale del paese.
Lo compongono semplici case in arenaria con ampliamenti e modifiche risalenti a varie epoche, sparse intorno ad una piccola fontanella in mezzo ad un incrocio, in quella che sembra essere la piazzetta del paese, dove l'atmosfera sembra essersi cristallizzata ad un recente passato.
Qualche sprazzo di modernità ogni tanto, interrompe il viaggio nel tempo, mentre tutto intorno si dipanano i panorami boscosi della Valcinante.

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