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Frazione piuttosto periferica ma collocata in una spettacolare cresta tufacea che dalla rocca di Scalelle riscende fino al Tronto. Il nome richiama origini longobarde, la Sala difatti era riconducibile ad un piccolo insediamento di campagna dove il signore dei terreni raccoglieva le messi o vi risiedeva. Le scarse notizie storiche partono dal medioevo sebbene non se ne parli direttamente. Nel XI secolo faceva parte del feudo delle Gottare, donato dalle nobiltà longobarde dell'epoca all'abbazia di Farfa, questo comprendeva anche i territori dove sorgevano Santa Maria di Scalelle, Colleiano, Arli e San Pietro, a cavallo tra i moderni comuni di Acquasanta ed Roccafluvione. Con l'arretrare della potenza farfense tra il XII ed il XIII il territorio era rientrato nei possedimenti del vescovo di Ascoli che si era creato un grande feudo anche a spese dei monaci, nello stesso periodo si vede crescere l'importanza della vicina Rocca di Scalelle. Questo centro di potere dinastico era emerso durante il dominio vescovile e i suoi occupanti erano rimasti a lui fedeli fino all'ascesa dello stato comunale che l'aveva soppiantato nel governo del territorio, il che causò una rottura tra la montagna e la città ricucita poco più tardi. In questo periodo probabilmente Sala rientrava nei possedimenti controllati dai signori locali, tornati fedeli al comitato ascolano tra XIV e XV secolo, difatti nei catasti del 1458 il paese rientrava nel sindacato autonomo di Scalelle ma soggetta alla vicina Roccarionile per l'amministrazione della giustizia.
Il XVI secolo sarà caratterizzato anche per Sala dall'assidua frequentazione da parte dei briganti che destabilizzeranno queste montagne fino all'Unità d'Italia, ma gli sconvolgimenti più grandi per la comunità si avranno con l'arrivo del francesi nel 1798. Nel 1808 sotto le riforme napoleoniche vengono abolite le precedenti amministrazioni pontificie ed il sindacato sarà annesso al municipio di Mozzano, con le successive riforme murattiane invece passa con i centri a sud del Fluvione al comue di Acquasanta. Nel 1816 si era avviata la restaurazione col ritorno del pontefice e il territorio subisce un ulteriore passaggio di amministrazioni, il comune di Rionile viene affiancato alla comunità di Mozzano per poi passare due anni dopo a quello di Venarotta. A seguito del malcontento nel 1827 si tentano di ripristinare le vecchie autonomie sconvolte da Napoleone ma Sala passa per un errore catastale insieme a parte del territorio del vecchio sindacato di Scalelle, nel comune di Rocca Casaregnana. Ormai si avvicinava l'Unità d'Italia facendo riesplodere l'insofferenza della montagna verso i nuovi padroni piemontesi. Nel dicembre del 1861 passa per Sala e Scalelle l'abate Ascenzi, curato e capo della rivolta antipiemontese di Venamartello, che tenta di sollevare il paese e di farlo aggregare all'assalto che stava per scoppiare ad Acquasanta, guidato da Giovanni Piccioni, ma non ottiene i risultati sperati. Nel 1863 partecipa col territorio di Rocca Reonile alla costituzione del nuovo comune di Roccafluvione diventata effettiva con la fusione dei tre municipi montani nel 1867.
Nel XX secolo il paese si spopola a causa dell'immigrazione nonostante fino al secondo dopoguerra fosse piuttosto abitato e ne è testimonianza la chiesa di San Biagio di recente costruzione, ma la civiltà industriale spingeva le genti a cercare una posizione nelle più frequentate città. Interessata dall'incendio di Tallacano del 2007 rimangono nella vallata sottostante i rimasugli dei tronchi bruciati che creano un'insolito scenario.
Oggi gli ultimi abitanti cercano di mantenere vivo il borgo, dove si arriva percorrendo la strada che viene da Scalelle e si può posteggiare nello slargo sopra l'incasato, qui fino a qualche decennio fa sorgeva la scomparsa chiesa di San Vito. Percorrere le strette vie del borgo rimanda alle epoche passate, piuttosto gradevole è il grande casone al centro del paese che si affaccia sulla piccola piazzetta dove si trovano anche i resti di una casa torre e di un basso passaggio coperto che conduce fino alla chiesa di San Biagio. Qui le abitazioni si fanno meno curate e si trova anche qualche rudere mentre le ultime case si perdono nei viottoli di campagna; tornati dalla parte opposta invece si ritorna nei pressi del grande stabile dove percorrendo la grande strada che esce dal paese si trovano alcune piccole case con architravi raffiguranti simbologie che richiamano ai gesuiti.
La presenza di alcune opere di un artista del ferro rendono singolare la visita, continuando per il paese si arriva fino a Campeglia, frazione di Acquasanta, percorrendo un monumentale e lungo crinale roccioso che non lascia privo di emozioni i passanti.

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