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Villaggio abbandonato nella parte alta della boscosa Valcenante di Comunanza.
Si trova nell'area a Sud-Est del capoluogo, sperduto tra le frazioni di Tavernelle, Settecarpini e Nasuto, nei pressi del crocevia che un tempo connetteva questi centri. Poche sono le notizie sull'abitato, probabilmente è tra i primi territori inglobati dalle amministrazioni ascolane del castello di Comunanza, fondato agli inizi del XIII secolo. Lo troviamo infatti nominato nel catasto ascolano del 1381 con il nome di "Pollecche" con la chiesa di Santa Maria, oggi scomparsa. Nel XVI secolo si muovono i briganti Domenico e Giovanni Andrea, entrambi da "Poleca", sono conosciuti perchè fanno parte della trattativa con Amandola, per la cessazione delle attività criminose nell'area. Nel secolo successivo si assiste alla nascita del villaggio di Polica Nuova, posto lungo la strada per Settecarpini, forse fondato anche da famiglie emigrate dalle vicine frazioni. Sempre in quel periodo viene anche eretta la piccola chiesina di San Nicola, unico edificio religioso sopravvissuto, oggi rudere nel centro storico. Era presente anche la chiesa di San Francesco da Paola, demolita poi nel corso del XIX secolo; probabilmente in precedenza la popolazione era compresa nelle parrocchie di Settecarpini e Nasuto. Ritroviamo il villaggio compreso nei territori del capoluogo, nell'opera dello storico Colucci, edita nella seconda metà del XVIII secolo. Durante gli sconvolgimenti del periodo napoleonico, nella seguente Restaurazione nel 1816 e dopo l'Unità d'Italia, rimane sempre legata alle vicissitudini di Comunanza. Mentre la parte bassa è stata abbandonata nel secondo dopoguerra, quella più in alto è ancora in parte abitata, con abitazioni aggiornate alla modernità. Una volta raggiunto il borgo, percorrendo le strade brecciate da Gesso e Nasuto, si nota una abitazione ancora in uso poco dopo aver imboccato l'incrocio per Tavernelle. Al termine della proprietà, si nota sulla sinistra un percorso sterrato dal quale si raggiungono alcune case, adagiate lungo un breve crinale pianeggiante ed alberato. Si continua a scendere inoltrandosi nel cuore del centro storico, sommerso dalla folta vegetazione che ricopre quel che resta delle abitazioni. Una strada si insinua tra le case, mentre un'altra ancora in uso, lo aggira scendendo fino alla piazzetta, oggi una radura, dove si trova la chiesetta di San Nicola. Oltre al luogo sacro sopravvivono tre complessi edilizi, ridotti ormai alle sole mura perimetrali, difficilmente localizzabili nel sottobosco. La strada continua scendendo fino agli ultimi appezzamenti coltivati, per poi perdersi nella valla fitta macchia che ombreggia il torrente cinante.

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