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Ex capoluogo dello scomparso comune, oggi parte di quello di Ascoli Piceno.
In realtà in origine al nome non corrispondeva un vero e proprio centro, era piuttosto un indicativo per un gruppo di villaggi che occupavano quest'area, l'abitato infatti era conosciuto come Sant'Angelo e quindi identificato con la sua chiesa parrocchiale.
Conosciuto con questo nome a partire dal 874, quando i monaci farfensi acquistano diversi terreni da Lupo di Gargimone, nell'atto di vendita si legge che tra i testimoni vi erano altri proprietari limitrofi, anche loro servi dell'abbazia. In seguito il feudo era stato donato al Vescovo di Ascoli, nel 1052 gli viene confermato da Papa Leone IX e quattro anni dopo da Vittore II, è la volta delle conferme imperiali con Lotario III nel 1137 e Corrado II nel 1150. Anche Federico I di Svevia, il Barbarossa, lo riconosce come feudo vescovile a Rinaldo I di Massio, esponente di una ricca e potente famiglia nobile, originaria del territorio liscianese, che insieme ad un famigliare divenuto podestà, gestivano le sorti del capoluogo piceno.
Nel 1277 si ricorda la nascita di Girolamo Masci, secondo la tradizione avvenuta a Colle di Lisciano in seno alla famiglia dei di Massio, entrato nell'ordine fondato poco prima da San Francesco, ne scala i vertici fino a diventare Papa nel 1288, con il nome di Niccolò IV. Donerà ai suoi concittadini diversi privilegi e la chiesa di San Michele Arcangelo, forse eretta per sua volontà.
Seguendo le vicende politiche ascolane, ricade sotto la signoria di Galeotto Malatesta tra il 1348 ed il 1353, anno della sua cacciata. Nel 1361 viene investito dalla furia dei fuorisciti ascolani di parte ghibellina, guidati da Cola di Macchia, signore di Castel Manfrino che, dopo aver tentato inutilmente di attaccare Ascoli, devasta prima le terre di Folignano per poi passare a Lisciano. Dai catasti ascolani del 1381 si legge che la comunità, compresa nei castelli ascolani, era divise in due sindacati: quello di Sant'Angelo con giurisdizione sulle popolazioni del fondovalle fino al Tronto ed alla frazione Marino. L'altra era quella di San Martino con pertinenza nella parte più a monte del territorio, data la vicinanza ad Ascoli il podestà a capo delle due amministrazioni risiedeva in città. Il comitato ascolano passa nel 1395 nelle mani dei Duchi d'Atri con Andrea Matteo Acquaviva che riesce a reggere la signoria solo per un breve periodo di tempo, cacciato dalla popolazione che torna sotto la protezione pontificia l'anno successivo. Intanto nel 1399, Il feudo liscianese veniva concesso dal vescovo per tre generazioni a Giovanni di Massio Tibaldeschi, capo del partito guelfo ascolano, ricompensato per la sua fedeltà alla Chiesa.
Nel 1406 diventa signore di Ascoli Ladislao d'Angiò aggiungendo la città al Regno di Napoli, nel 1413 la concede a Conte da Carrara che ne regge le redini fino alla sua morte nel 1421, passerà al figlio Obizzo poi cacciato nel 1426. Sarà costretta a sottomettersi a Francesco Sforza che dal 1433 al 1445 spadroneggia nel piceno, nel 1482 il pontefice concede alla comunità ascolana la "Libertà Ecclesiastica", una forma di governo autonomo; ne approfitta Astolfo Guiderocchi che nel 1498 instaura la sua violenta signoria finita nel 1504. Stanca degli scontri tra fazioni, la popolazione si risottomette all'amministrazione del pontefice Giulio II.
Lisciano parteciperà molto probabilmente agli scontri del 1573 tra gli ascolani e Civitella del Tronto, saranno razziati i centri confinanti di Cerqueto, Collevirtù, Gabbiano. Divenuto Papa Sisto V, nato a Grottammare, concederà nuovi onori ai liscianesi, esentandoli dalle tasse per onorare la memoria del suo predecessore.
Scoppia ancora nel 1747, un conflitto a causa di una questione di confini tra il comune di Civitella e le comunità di Santa Maria a Corte, Lisciano e Gabbiano, frazione della cittadina abruzzese, sarà contesa anche la proprietà della chiesa parrocchiale di San Nicolò.
Con la Repubblica Romana nel 1798, che ebbe vita per breve tempo, il comune passa sotto il Dipartimento del Tronto nel Distretto e nel Cantone Rurale di Ascoli Piceno; nel seguente Regno d'Italia di Napoleone viene annesso al comune di Folignano nel 1808. Vengono registrate le gesta del brigante Sciabolone, nativo della vicina frazione di Santa Maria a Corte ma residente a Colli di Lisciano, che a partire dal 1797, qui muove i primi passi con la sua banda composta inizialmente da amici e parenti. Sale agli onori della cronaca per aver combattuto i francesi e le loro truppe che occupavano gli Stati Pontifici, finisce la sua avventura in epoca napoleonica dopo aver cambiato schieramento, morendo nel 1808. Forse in questo periodo viene trasferita in paese la sede comunale, dopo che le riforme napoleoniche avevano soppresso i sindacati, con la restaurazione nel 1815 il paese torna municipio indipendente. Si manterrà autonomo fino a dopo l'Unità d'Italia, quando nel 1866 il comune viene soppresso ed il territorio aggiunto a quello di Ascoli Piceno.
Il paese si trova all'incirca al centro del territorio della scomparsa amministrazione liscianese, raggiungibile salendo da Ascoli, attraversando prima la frazione di Valli e proseguendo fino ad incontrare la chiesa parrocchiale sul lato sinistro della strada, poco più avanti c'è la mole dell'Ex Palazzo Comunale. Il centro storico si è sviluppato nella zona a valle della parrocchiale, composto da edifici ristrutturati, il resto delle abitazioni del paese è di origine contemporanea, poco oltre l'ex municipio si trova la piazza del paese con la fonte pubblica.

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