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Nota località nel piceno, meta di pellegrinaggi e sede di un importante festa tradizionale.
Nonostante sia quasi circondata dal comune di Rotella, la zona è una piccola escrescenza del comune di Ascoli Piceno, comprendente gran parte del prato ed alcuni rupi, che danno a meridione. Ad esempio la caratteristica croce è situata per poco nel comune di Ascoli mentre la chiesa si trova in quello di rotella, lungo la linea di confine. Anticamente conosciuto come Monte Polisio, le prime menzioni della cima ci giungono dal XII secolo, quando risulta proprietà di Carbone di Alberto. Nel 1111 la scambia con alcuni beni nei pressi di Corridonia, con l'abbazia di Farfa che in quel periodo, sotto la guida dell'Abate Berardo III, cercava di consolidare il suo potere nel piceno. A ridosso del confine con la diocesi ascolana, rientra successivamente in mano ai signori di Ginestra, castello scomparso nei pressi di Castel di Croce, castello ascolano, che infine ne incorpora il territorio. Nel XIV secolo riveste un ruolo importante per la storia ascolana, diventa sede delle riunioni del movimento dei Sacconi, guidato da Meco del Sacco, religioso ed erudito ascolano. Al secolo Domenico Savi, predica la povertà e la carità, "Sacco" è un soprannome riferito all'abbigliamento povero da lui indossato. Con la sua predicazione era riuscito a riunire intorno a sé un buon numero di seguaci, apre un ospedale nella sua casa ascolana presso Porta Tufilla. Inoltre acquista da Tommaso dei nobili del castello di Ginestra, alcuni appezzamenti di terreno sulla cima del monte. Nel 1334 ottiene il permesso dal vescovo Rinaldo IV, di potervi costruire una chiesa, dedicata all'Ascensione di Cristo ed all'Assunzione di Maria in cielo. Ottiene dall'alto prelato, anche la pietra benedetta per la nuova fondazione ed un'indulgenza di quaranta giorni, per chi si fosse recato nella chiesa durante la festività. Da questo evento si da origine la sentita festa, che con alterne fortune, sopravvive ancora oggi. Presto intorno alla chiesa sorgono un romitorio e le prime celle eremitiche, erette nei pochi luoghi adatti, nascosti tra le rupi della cima. Ma le voci di promiscuità e di strani riti, attirano l'interesse della diocesi, che invia l'inquisizione ad indagare nel 1337. Se ne occupa il francescano Giovanni da Monteleone, che l'anno seguente fa incarcerare Meco e distruggere tutte le opere edificate sulla montagna. L'eremita, appoggiato anche dai monaci agostiniani, ordine in forte competizione coi francescani, riesce a fare ricorso recandosi da Papa Clemente VI, all'epoca residente ad Avignone. Nel 1338 i Sacconi vengono riabilitati e l'anno seguente, il vescovo ascolano è costretto a riconcedere i diritti di costruzione, la pietra benedetta e l'indulgenza per i pellegrini. Intanto il movimento cresce di numero, inizia a predicare nei centri limitrofi ed in alcuni, fonda anche dei monasteri. Ma nel 1344 si ripresenta l'inquisizione, col francescano Pietro della Penna San Giovanni, che incarcera Meco e fa nuovamente demolire le strutture comunitarie. Viene ancora assolto nel 1345, ma non fa più ritorno sul monte, forse perché muore colto da peste. Prima della scomunica, Meco riesce però a cedere i beni, agli agostiniani di Ascoli Piceno, questi nel 1417 ricostruiscono la chiesa col romitorio. Continuano anche i festeggiamenti il giorno dell'Ascensione, perpetuando la tradizione. Nel XVI secolo l'area è trafficata da numerosi banditi, che sfruttano i boschi per potersi nascondere, approfittando per molestare i paesi limitrofi. La cosa continua fino al secolo successivo, nel 1604 un gruppo di malviventi occupa anche Polesio, scacciati poi dalle truppe pontificie, si nascondono nella montagna dove vengono assediati ed infine sconfitti. Con la Repubblica Romana nel 1798, si assiste alle lotte tra Rotella e Castel di Croce, per il possesso della statua della Madonna dell'Ascensione, contenuta nella chiesa ormai caduta in rovina. Alla fine del contenzioso nel 1817, il simulacro viene destinato alla parrocchiale di Polesio, dove ancora oggi è custodita. Nel 1868, qualche anno dopo l'Unità d'Italia, si riorganizzano i comuni e avvengono diversi accorpamenti, la cosa ha effetti anche sulla montagna. Infatti i comuni di Porchiano e Venagrande vengono soppressi ed accorpati ad Ascoli; Capradosso al comune di Rotella mentre il municipio di Castel di Croce e Montemoro, è spartito tra Rotella e Force. La cima quindi è oggi divisa tra Ascoli, per quanto riguarda gran parte del prato e delle creste meridionali, mentre il resto ricade nel municipalità di Rotella. Il monumento dei caduti della Grande Guerra viene costruito nel 1922 dagli abitanti di Polesio, nei pressi della strada che scende fino a Casa Schiavi, si restaura anche la chiesa nel 1928. Nel secondo dopoguerra viene sconvolto l'assetto della cima, grazie alla sua posizione elevata vede spuntare le prime antenne, è anche costruita una nuova strada che sale da Castel di Croce. Tra gli anni '60 e '70 vengono realizzati gran parte dei ripetitori e, data l'importanza strategica del ponte radio, si realizza una caserma dei carabinieri a piantonare l'area. Viene anche ristrutturata la chiesa, donandole l'aspetto attuale.
Attualmente, oltre che di pellegrinaggi, la cima è diventata meta di diversi turisti, che la raggiungono sia a piedi che con altri mezzi. Grazie alla strada è raggiungibile anche in automobile, ma dato il fondo non sempre ottimale, non è facilmente praticabile dai normali veicoli. L'area sommitale è caratterizzata da un grande prato, con un costone roccioso ad Est, dove si appoggia l'edicola con l'effige della Madonna. Dal lato opposto un declivio si va alzando fino ai margini del bosco, stessa cosa a meridione dove sul punto più alto, sorge la chiesa. Poco sotto c'è un'altro grande edificio, l'ex caserma dei Carabinieri che comprende nel suo recinto il monumento ai caduti, davanti si trova l'incrocio con la strada che scende a Polesio. Più brevi sono gli altri due percorsi, quello ad Ovest sale fino alla chiesa, terminando sul retro e continuando sotto forma di sentiero, fino alla cima Sud-Ovest. L'altra strada va mano a mano restringendosi fino a uscire sullo stretto crinale, affacciato sulla cosiddetta Rupe di Santa Polesia, fino a raggiungere la croce, posta in un punto panoramico. Il sentiero è abbastanza largo, ma data l'assenza di protezioni, si consiglia di percorrerlo con la massima cautela.

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