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Salita da poco alla ribalta delle cronache per la grande frana che attraversa l'abitato, è una delle frazioni ad oriente del colle di Civitella del Tronto. Incerte sono le origini del luogo che si palesa solo a partire dal tardo medioevo, la prima citazione del 1324 tira in ballo anche la scomparsa chiesa di Sant'Anastasio, facente parte della pievania di Civitella del Tronto e nel 1530 risulta eretta anche quella dedicata a San Flaviano. Sul finire del XIV secolo l'Università di Civitella aveva deciso di passare i suoi territori sotto il controllo dello stato ascolano negli stati pontifici, tra questi ricadeva anche Ponzano per poi ritornare sotto il regno di Napoli in periodo aragonese. Nel 1497 si legge da alcuni atti processuali che la Villa insieme a quelle di Ripe e di Rocche di Civitella erano state assalite e danneggiate da un gruppo di cittadini camplesi. Nel 1586 Sisto V, papa originario dell'ascolano, decide di istituire la diocesi di Montalto e tra le terre che vi saranno annesse ci sarà il comprensorio dell'abbazia di Montesanto, unica frazione a rimanere alla diocesi aprutina sarà Ponzano, nel 1667 assistiamo alle gesta dei briganti nell'area che in paese commettono anche un omicidio. Durante l'assedio di Civitella del 1860, Ponzano vede l'arrivo delle truppe del temibile generale Pinelli impegnato nelle repressioni del brigantaggio nella montagna, vista la forte resistenza dei borbonici venne incaricato di tralasciare le sue mansioni e di portare rinforzo all'esercito sabaudo composto per lo più da volontari. Il 6 dicembre dello stesso anno il generale arriva in paese con al seguito un grosso contingente di fanteria e artiglieria e qui stabilisce il suo accampamento, appena giunto fa scrivere al comandante della fortezza, il maggiore Ascione, intimandogli la resa altrimenti avrebbe cannoneggiato il forte con i suoi numerosi pezzi. Il comando dell'esercito rimarrà a Ponzano fino alla caduta della fortezza avvenuta il 20 marzo del 1861, in questo periodo la famiglia Rosati, ricchi proprietari del paese e passeranno alla storia i suoi membri: Vincenzo, Giovanni e Pietro.
Nel secondo dopoguerra il paese è testimone di un duplice omicidio, le indagini porteranno all'individuazione dei responsabili nella banda Pennesi di Campli, composta di sbandati e capitanata da un ex carabiniere, il processo e le condanne si concluderanno nel 1960. Il paese torna nelle cronache nel 2017 quando, a seguito della serie di terremoti iniziati l'anno precedente e di un'abbondante nevicata, è partita una grande frana che lambisce l'incasato ed ha causato diversi danni alle abitazioni, al parco ed alla strada provinciale che risale a Civitella. Diverse abitazioni sono state dichiarate inagibili mentre si attende una soluzione per il grave problema.
Il paese nonostante i disagi presenta ancora alcuni edifici di pregio nella parte alta, due vie che si raccordano nella piazza principale, davanti al sagrato della chiesa di San Flaviano, costituiscono i principali collegamenti interni, da questi numerose stradine si disperdono nella campagna.
I ruderi delle abitazioni dei Rosati se restaurati darebbero una connotazione monumentale al paese che sta scivolando pian piano nell'oblio.

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