Nasce a Falerone nell'ottobre del 1792 da Pietro, un medico laureato nell'Università di Fermo, e da Isabella Gentili, nobile del luogo.
Inizia il suo percorso di studi nel collegio dei Francescani a Falerone, a 18 anni si trasferisce a Fermo per frequentare il Liceo. Successivamente si iscrisse alla facoltà di Legge a Bologna, risultando tra i migliori studenti e laureandosi con il massimo dei voti a soli 22 anni. Partecipa alle lezioni di don Filippo Schiassi, epigrafista ed archeologo, dove scopre la passione per l'arte antica e la storia. Tornato a Fermo nel 1816, apre uno studio di avvocato ed inoltre partecipa alla vita politica, ricoprendo molte cariche pubbliche: viene eletto consigliere comunale e provinciale. Continua ad interessarsi di archeologia, studiando la storia locale, collaborando insieme al fratello Raffaele, con numerose riviste specializzate del settore.
Nel 1836 i fratelli finanziano gli scavi per individuare i resti dell'antica città romana di Faleria, riscoprendo le aree intorno al teatro, mentre degli operai del luogo recuperano tre statue: uno Zeus con egida, una Demetra Cerere ed una Venere. Solo un pezzo rimase a Falerone, gli altri finirono nel museo del Louvre. Gli altri reperti furono sequestrati dalle autorità pontificie, in quanto gli scavi non erano stati eseguiti con le dovute licenze. Gaetano ne rientra in possesso, ma non riesce a creare una sede museale a Falerone, la sua grande collezione sarà trasferita a Fermo.
Notevole era anche la biblioteca che possedeva insieme al fratello, contenente oltre tredicimila volumi e pergamene, risalenti anche al XIV secolo. Grazie ai suoi studi, tiene una discreta corrispondenza con le varie accademie italiane ed estere, viene invitato anche dall'Accademia delle Scienze di Berlino, Nominato Patrizio della Repubblica di San Marino. Fervente sostenitore dell'unità d'Italia, dopo l'unione sarà presidente della Deputazione di Storia Patria di Marche, Umbria e Toscana; presiedette anche alla sezione di Ascoli piceno della Commissione Conservativa dei Monumenti delle Marche.
Muore nel 1871 lasciando il suo patrimonio al nipote Pietro Paolo, figlio di suo fratello Vincenzo, che a causa degli scandali finanziari del padre, sarà costretto a vendere gran parte delle collezioni dello zio a partire dal 1873. Le opere da lui recuperate oggi sono visibili nei vari musei d'Italia e d'Europa.
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