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Risalendo l'antica via romana che dalla Salaria si distaccava per raggiungere direttamente il Piceno abruzzese, valicando il passo di Annibale fino a riscendere tra Campli e Civitella attraverso le gole del Salinello, si incontra lo scenografico villaggio montano di Vallenquina.
Conosciuto nei tempi passati anche come Valle Equina o Vallis Bina (dalla biforcazione della valle) poco si trova della sua storia; sappiamo che negli ultimi secoli figure importanti sono stati i membri della nobile famiglia teramana dei Bonifaci, costruttori del castello omonimo. Per secoli ha convissuto col gran fenomeno del brigantaggio che, sfruttando gli aspri territori, seminò il terrore dal XV secolo fino all'Unità d'Italia.
Edificato su una stretto crinale di roccia, circondata da ripide vallate che ne favorivano la difesa, si raggiunge tramite una stretta strada che costeggia la parte più elevata dell'insediamento dove poche case si inerpicano come vigili sentinelle. Proseguendo si arriva ad una piccola piazzetta dove il solo rumore è quello della natura e della vicina fontana; da qui parte l'unica via per lo stretto borgo. Antiche case, anche cinquecentesche, si stringono l'un l'altra lungo il crinale fino al piccolo slargo che precede il castello Bonifaci. Attraversato l'arco di ingresso alla piazzetta castellana, si apre uno scenario romantico d'inizio secolo, che comprende la sobria e antica chiesa di San Nicola di Bari con, avvolti nella vegetazione del colle alle spalle del castello, i ruderi di altri fabbricati. Continuando lungo la strada si scende verso il diroccato cimitero.
Immersi nella natura e nei resti dei campi un tempo coltivati, il panorama che si può ammirare, in alcuni periodi come quello autunnale, è davvero imperdibile!

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