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"Terra Sanctae Mariae in Lapide" era l'antico nome dei territori di Montegallo, dei quali già si scrive nel 1198, quando il feudo viene concesso da Papa Innocenzo III all'abbazia di Farfa. Posizionata ai piedi del monte di Santa Maria in Gallo, dove sorgeva la rocca della nobile famiglia dei Marchio, signori di queste terre, arrivando, attraverso i pochi campi coltivabili del fondovalle, a lambire le sponde dell'impetuoso torrente Rio. La località ovviamente prende nome dalla chiesa abbaziale che tuttora si erge severa, quasi a voler ancora dominare i suoi antichi feudi; data l'importanza raggiunta dal monastero fino al XIV secolo, si continuerà ad identificare tutto il comprensorio come Terre di Santa Maria in Lapide, fino a quando il sovrastante castello di Santa Maria in Gallo diventerà il nuovo centro principale di Montegallo. Le prime fonti scritte arrivano dalle cancellerie farfensi, quando faceva parte dei territori donati da Longino di Azzone nel 1039; viene anche citata nel 1198, quando Papa Innocenzo II concede dei privilegi all'istituto farfense. Dai documenti del 1125 viene inserita in una lista delle più ricche abbazie, insieme a quella di Santa Maria in Pantano. Sono entrambe ancora in questa lista, quando essa viene riaggiornata nel 1295. Nel frattempo i Marchio avevano giurato fedeltà ad Ascoli e lì si erano trasferiti, mentre Santa Maria in Lapide era rimasta in mano ai Farfensi; il territorio di Montegallo non divenne mai un castello ascolano, ma mantenne sempre una certa indipendenza: nelle Costituzioni Egidiane del 1357 viene inserito tra le terre "libere" dello stato della chiesa. Nel 1352 venne invasa dalle truppe del Malatesta, giunte per sedare una rivolta, scaturita da diverse dinastie nobili della montagna, tra i quali i Marchio, signori di queste terre, che si erano ribellati al suo dominio tirannico sull'ascolano. Come punizione venne anche distrutto il sovrastante castello di Santa Maria in Gallo. Qualche decennio dopo, nel 1387, viene devastato da Montelparo durante la guerre tra guelfi e Ghibellini; nel 1433 vede i rastrellamenti dello Sforza, divenuto signore di Ascoli, intento a sedare la rivolta dei nobili della montagna contro il suo dispotico potere. I farfensi abbandonano Santa Maria nel 1571, con la creazione della nuova diocesi di Ripatransone, mentre nello stesso secolo andava esplodendo il fenomeno del banditismo delle montagne picene, che perdurerà fino al regno d'Italia. Nelle riorganizzazioni della Repubblica Romana viene annesso al dipartimento del Tronto, nel cantone di Amandola; con la restaurazione, nel 1815, passa nella nuova Delegazione Apostolica di Ascoli, nel distretto di Montalto. Con l'Italia unita diventerà frazione del comune sparso di Montegallo. Quasi del tutto spopolata, come molte zone del montegallese che fino al periodo postbellico brulicavano di vita, oggi si compone, oltre che degli edifici annessi alla chiesa, anche di qualche casa sparsa e di un mulino affiancato dal cimitero; originario di questi luoghi era Checco Bonelli, letterato e poeta.

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