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Era un altra Italia molto diversa dai giorni nostri quella del 1977. Il calcio allietava le domeniche di molti appassionati.
Il dramma che accadde sul campo di Perugia, in quella domenica di fine ottobre sotto una pioggia battente, sconvolse anche chi non seguiva gli avvenimenti sportivi. Si giocava Perugia Juventus, gli umbri sono protagonisti di un piccolo miracolo, squadra di provincia alla sua terza partecipazione in serie A, si trova in testa alla classifica con club blasonatissimi come la Juventus, detentrice del titolo ed il Milan. La partita è bloccata ed il campo è al limite della praticabilità, ma Curi spicca comunque nella gestione della palla. Nei primi minuti si infortuna in modo leggero, in uno scontro con Causio ala dei piemontesi protagonista pochi mesi dopo nel mondiale argentino con la maglia azzurra. Alla ripresa del match comunque è di nuovo in campo, ma passano solo cinque minuti e all'improvviso si accascia, le immagini ancora in bianco e nero, mostrano dopo pochi secondi il gesticolare dei giocatori sul rettangolo verde e l'entrata in campo dei sanitari con la barella. I medici del Perugia gli praticano due iniezioni, il massaggio cardiaco, anche la respirazione bocca a bocca, ma le sue condizioni sono serie; caricato su di un ambulanza, parte di corsa verso l'ospedale cittadino. La partita continuerà i ventidue protagonisti non si rendono ancora conto della situazione, pensano che comunque si tratta si di qualcosa di anomalo, ma non particolarmente grave, non si era mai verificata una tragedia del genere in campo. Intanto Curi arriva in ospedale in condizioni critiche ed i tentativi di rianimazione, durati all'incirca una quarantina di minuti, si rileveranno inutili. Per una sfortunata coincidenza, il suo decesso sarà concomitante con il triplice fischio finale di Perugia Juventus, finita in parità. All'epoca le notizie non erano in tempo reale, solo al telegiornale serale delle venti, trasmesso dal primo canale della RAI ed unico in diretta, diffuse la notizia della morte. Le polemiche si scatenarono subito, non era mai accaduto di assistere ad una tragedia simile, l'opinione pubblica si domandava come era stato possibile tutto questo, imputando ai medici una scarsa professionalità. Anche i giornali sportivi e politici si sbizzarrirono con le varie ipotesi e commenti. L'autopsia eseguita dal professor Severi attestò che era stata trovata "una malattia cronica del cuore, capace di dare una morte improvvisa"; anche lo stesso Curi secondo molti, scherzando diceva di avere "il cuore matto". Le polemiche si scatenarono per giorni, ma con il passare delle settimane rimase solo l'amarezza e lo sconforto dei familiari e dei tifosi. Dopo questo tragico evento, nulla sarà come prima e l'esperienza servì a tutti i livelli sportivi, che da allora controllano in maniera scrupolosa la salute dei giocatori.
Ma chi era Renato Curi? Certamente non un campione, ma sicuramente un eccellente calciatore. Originario di Montefiore dell'Aso dove nasce nel settembre del 1953, già da piccolo è a Pescara, dove la famiglia si era trasferita per motivi di lavoro. Cresce calcisticamente nella Marconi Pescara, squadra che oggi porta il suo nome, in seguito esordisce a Giulianova, prima in serie D nel 1970 poi in C fino al 1973. Dopo l'esperienza abruzzese, passa al Como in B dove rimane solo una stagione per poi approdare al Perugia nell'estate del 1974, dove trova la sua dimensione definitiva, giocando 81 partite mettendo a referto 7 reti. 3 stagioni di livello mettono in mostra le sue doti in mezzo al campo, sia come razionalità di gioco che come dinamismo, merito anche dell'allenatore Ilario Castagner, tecnico moderno e innovativo. Oltre ad alcune squadre, lo stadio principale di Perugia oggi commemora il giocatore, morto a soli 24 anni, portando il suo nome.

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