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Località del municipio di Palmiano nell'angolo Nord occidentale del territorio comunale.
Il toponimo comprende un crinale separato da due fossi, affacciato sulla vallata del torrente Cinante nello spartiacque del fiume Aso, tra le pertinenze di Quinzano e di Castel San Pietro. L'origine rimanda il medioevo, conosciuto come "Poggio Davini" e legato ad un castello, proprietà della famiglia dei da Montepassillo, ricca dinastia con diversi feudi nella zona. Davini forse è riconducibile al nome di un'eventuale vassallo, poi corrotto in "Da Vino", in alcune fonti invece è chiamato solamente Poggio. Un documento del 1291 legato alle eredità dei suoi signori, lo cita come bene appartenente al ramo di Giorgiuccio di Simonetto da Montepassillo. In seguito rientra nei castelli ascolani, come villa compresa nel territorio di Castel San Pietro, ceduto alla città dalle famiglie dei da Montepassillo e dei Saladini tra 1298 e 1301, compare ancora nei catasti del 1381. Nel 1543, il territorio viene brevemente sottratto ad Ascoli da Papa Paolo III, come punizione per l'assalto alle truppe pontificie sul ponte di Santa Croce, nella contrada Rionile di acquasanta. Sul finire del secolo subisce le vessazioni dei briganti che circolavano nell'area, il capoluogo viene anche assaltato prima dal famoso Marco Sciarra, poi dal bandito Domenico Pelagallo. Durante la Repubblica Romana del 1798, il comune di Castel San Pietro viene compreso nel Cantone di Amandola, nel Dipartimento del Tronto. L'anno successivo i briganti danno alle fiamme gli archivi di Castel San Pietro, quindi non vi sono molte altre notizie, Da questo periodo in poi non compare più tra le principali frazioni. Con la restaurazione nel 1816 viene compreso nel Governo di Comunanza. Con le riforme del 1833 il comune di Castel San Pietro viene trasferito a Palmiano, del quale la località oggi fa ancora parte. Nel 1856, in unione con Appoiano, Castel San Pietro, Caprignano, Castagneto e Vena, partecipa alla protesta guidata dai parroci dell'area. Chiedono il distacco dal comune di Palmiano e riformare il comprensorio di Castel San Pietro, sottoposto al governo di Force. La cosa nasce dallo scarso interesse del capoluogo, per le frazioni del soppresso municipio, ma le autorità pontificie non approvano la proposta. La località rimane abitata fino allo spopolamento nel secondo dopoguerra, oggi non rimane molto di storico da visitare. La mancanza è compensata dagli aspetti paesaggistici di rilievo. Poggio Davino è raggiungibile attraverso una strada sterrata, purtroppo non segnalata, che si distacca dalla provinciale per Force qualche centinaia di metri prima dell'imbocco per Quinzano. Da qui inizia la passeggiata lungo il percorso di campagna, che seguendo i dislivelli del crinale, dove i campi sulla sommità, lasciano spazio ai boschi del fondovalle. Si giunge infine all'ultima cima, dove ancora si trovano i ruderi delle ultime abitazioni, sul piccolo spazio trovano anche posto due tralicci dell'alta tensione.

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