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Frazione abbandonata dalle origini medievali, posto sul versanti del torrente Chiaro del comune di Palmiano.
Un tempo castello sorto lungo la strada che da Castel San Pietro, scendeva fino a Portella di Venarotta e quindi, verso Ascoli. Conosciuto in origine come "Opliano", nome che potrebbe derivare dal termine "Poggio", oppure da una corruzione del nome di un eventuale proprietario fondiario. Le prime citazioni nel XIII secolo, vengono dagli archivi del comitato ascolano, dove è registrato come un castello con le sue autonomie e che amministra un proprio territorio. Nel 1289 il Rettore della Marca Giovanni Colonna, decide di smantellare una serie di centri minori nell'area, per condensarli a Capo di Vena, nell'area di Comunanza. La lista prevedeva oltre ad Appoiano, anche Palmiano, i castelli scomparsi di Fornace e Collina ed infine, la frazione Aletta nell'attuale comune di Roccafluvione. Le proteste del comitato ascolano e della popolazione, vengono quindi inoltrate a Niccolò IV, pontefice originario di Ascoli. Accolte le richieste dei concittadini, il Papa annulla l'ordine del Rettore all'ultimo momento, quando la popolazione ha già caricato i carri per il trasloco. Per motivi sconosciuti, tra il 1310 ed il 1315, viene devastato e raso al suolo dalle truppe ascolane. Successivamente lo si vede compreso tra i centri amministrati da Castel San Pietro, come è riscontrabile nei catasti del 1381. Il territorio è sottratto ad Ascoli per qualche tempo da Papa Paolo III, per punire la città dell'attacco a Niccolò Ardinghelli, avvenuto sul ponte di Santa Croce, nei pressi di contrada Rionile di Acquasanta. Viene assaltato dai briganti tra il 1591 e l'anno successivo, quando le bande di Pietrangelo da Montecalvo, gregario del famoso Marco Sciarra, a corto di viveri taglieggia la popolazione del paese. Con le riforme repubblicane del 1798, quando si aboliscono le antiche amministrazioni pontificie, il centro viene compreso prima nel Cantone di Amandola, successivamente in quello di "Ascoli Rurale". Le riforme avranno breve vita ed il ritorno del Papa, ne sancisce la fine dopo poco tempo, per poi essere ripristinate in maniera differente nel 1808, con la conquista napoleonica degli Stati Pontifici. L'abitato stavolta viene incorporato nel comune di Venarotta, a seguito delle soppressioni del 1811, si vede chiudere la chiesa di Sant'Atanasio. Con la caduta di Napoleone c'è la Restaurazione del 1816, si istituiscono le Delegazioni Apostoliche, il territorio di Castel San Pietro entra a far parte del Governo di Comunanza. Ritorna autonomo nel 1833, ma il capoluogo è trasferito a Palmiano. Verso la metà del XIX secolo, alcuni centri del comune, si lamentano dello scarso interesse che il capoluogo dimostra nei loro confronti. Oltre a Appoiano, l'unione comprende Castel San Pietro, Caprignano, Poggio da Vino, Castagneto e Vena. Al vertice della protesta c'è Don Giuseppe Velenosi, parroco di San Pietro, ed il cappellano di Sant'Atanasio, Michele Velenosi. Questi nel 1856, scrivono alle amministrazioni pontificie chiedendo: il distacco da Palmiano, la ricostituzione del comprensorio di Castel San Pietro, sottoposto al governo di Force; la proposta è rifiutata. Con l'Unità d'Italia rimane frazione del comune di Palmiano, nel XX secolo inizia il progressivo spopolamento che lo porta all'abbandono attuale. Dopo gli ultimi danneggiamenti del sisma tra 2016 e 17, nel 2023 si sono stanziati dei fondi, per il recupero delle infrastrutture del borgo.
Si arriva al paese scendendo per una strada sterrata, che si imbocca lungo la strada provinciale 93, all'altezza della località Capo di Monte, pochi kilometri a Sud di Castel San Pietro. Quando la strada inizia a tornare pianeggiante, si è al cospetto di ciò che resta del paese, qualche abitazione ancora in piedi e diversi cumuli di pietra, resti degli edifici distrutti. Il perimetro del castello è di forma ellissoidale, si trova sulla sommità di una altura, circondata al tempo da una cinta muraria ed oggi, dalla vegetazione. Si sale leggermente per entrare in paese, del quale rimane in piedi solo qualche casa esposta a Sud. Sappiamo che vi si conservavano diversi edifici storici, si ricordano le date che riportavano: 1522, 1570, 1609. All'ingresso dell'abitato, sulla sinistra, si scorgono i resti della chiesa di Sant'Atanasio e Macario, unico edifico riconoscibile nel lato settentrionale del paese. Gli altri edifici sopravvissuti mostrano diversi interventi otto-novecenteschi, al centro dell'abitato c'è un'ampio spiazzo, contornato da macchie di vegetazione, dove spuntano ancora delle macerie.

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