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Beatrice Piacentini, per chi vive a San Benedetto e per chi conosce la storia più o meno recente della città, rappresenta l'essenza delle emozioni della parola. Parla in versi alla mente, al cuore e ai sensi.
Poetessa vera, Bice è capace di dare al dialetto la dignità e la struttura di una lingua.
Nasce nel 1856 in una famiglia di un certo spessore culturale. Cresce a Roma, una città dove erano presenti artisti di fama come D'Annunzio, Trilussa e Pascarella.
Il mare, il mondo dei pescatori, gli odori, i profumi, la gente con i suoi sogni, le sue sofferenze e la tenacia di sfidare con le barche gli eventi: nel leggere la Piacentini si ha netta la sensazione di vivere "San Benedette nostre", come scrive lei stessa.
Riuscire a unificare le mille anime di un centro vivo e attivo è possibile solo ad un personalità dotata di sensibilità autentica, che le permette di registrare, interpretare e concepire le situazioni e i sentimenti della gente che sente sua, in maniera assolutamente unica.
In un mare meraviglioso si svolgono le scene suggestive che lei immagina, con le Lancette (le barche simbolo della flottiglia peschereccia della città), con l' approdo al porto e il corollario di scene di vita pubblica. I rapporti umani vengono raccontati con la commozione, l'amore, l'amicizia, la caparbietà, il dolore, la gioia, la struggente disperazione per le disgrazie in mare e la conseguente attesa delle famiglie.
I versi della Piacentini, letti pure a Roma, fecero commuovere ed appassionare pure il pubblico della capitale.
I sentimenti che la poetessa dichiarava alla sua San Benedetto le sgorgavano dall'anima.
Bice scriveva ciò che udiva dalle bocche e dal cuore appassionato dei “miei sambenedettesi”.

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