Pio Panfili nasce nel maggio del 1723. Fu un valente pittore incisore e decoratore. Dopo i primi studi di Grammatica su consiglio dell'Abate Giovan Battista Tombolini, i genitori decisero di portarlo presso la bottega dell'artista Nicola Ricci, molto attivo nella marca fermana. Il Panfili vi rimase fino al compimento dei 20 anni; a questo periodo corrisponde la commissione della decorazione del coro della cappella della chiesa dei Cappuccini di Civitanova Alta, di cui rimangono le memorie scritte dal bibliotecario Filippo Raffaeli. Nel 1745 Pio entra in contatto con un altro artista marchigiano, il fanese Domenico Bianconi; i due partecipano alla decorazione del Teatro Comunale a San Severino Marche, nel maceratese. Si trasferisce quindi a Bologna, dove studia architettura presso l'Accademia Clementina, conseguendo vari primi nei concorsi dove si iscrive; in seguito sarà accreditato come docente accademico nella facoltà di Architettura. Un altro lavoro di rilievo di Panfili fu eseguito nel 1760, quando gli venne commissionato un affresco decorativo della Sala dell'Aquila, nel Palazzo dei Priori a Fermo. Nel 1767 è ancora a Bologna, dove inizia l'attività di incisore presso l'editore Petronio Della Volpe. Due anni dopo, sempre per il Della Volpe, realizza le incisioni per le Regole dei "Cinque Ordini d'Architettura", per uno dei più importanti architetti manieristici del Settecento, Jacopo Barozzi, detto "il Vignola". Tra il 1770 e il 1796 incise una straordinaria serie di Vedute per il "Diario Bolognese Ecclesiastico e Civile", pubblicazione edita dalla Della Volpe editore. Fu molto attivo nella città di Fermo dove, sempre a partire dal 1771, crea vignette, ritratti dei pittori e vedute del Monastero per il Claustro di San Michele in Bosco e della piazza più importante quella del Popolo. Continua l'attività di pittore: nel 1774 affresca lo Scalone del convento dei Francescani a Montegiorgio, mentre nel 1787 decora il soffitto del Duomo di Fermo con una serie di finte cupole. Nei primi anni del XIX secolo il Panfili collabora di nuovo per l'edizione del "Diario Bolognese Ecclesiastico e Civile" dove si distingue per una suggestiva rappresentazione di Piazza Maggiore. Risalgono agli anni 1804-1806 tre vedute cartografiche inserite nell'Almanacco "Serie dei sovrani e delle Repubbliche d'Europa". Si spegne a Bologna sua città d'adozione nel giugno del 1812.
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