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La quercia non si nota nella sua interezza percorrendo la strada: di essa si affaccia solo la chioma, ma a ben guardare, percorrendo il lato sinistro della carreggiata in direzione sud, si può intuirne la maestosità. Per poterla ammirare in tutta la sua interezza bisogna aggirare la zona boschiva un po' più a valle, in direzione nord. L'albero monumentale si erge a monte della valletta del fosso di San Biagio.
Di esso gli abitanti del luogo raccontano, tramandandole di generazione in generazione, diverse leggende: da una di queste prende il nome la quercia, poichè si dice che si fermassero e si riunissero sui suoi rami le streghe, prima delle loro scorribande notturne (si narra anche che ai suoi piedi usassero custodire i loro tesori); i contadini sapevano quando erano avvenuti questi "passaggi", poichè trovavano nelle loro stalle, all'indomani, le cavalle madide di sudore e con le criniere acconciate in treccine. I bambini che, di ritorno dal catechismo in paese, all'imbrunire si trovavano a passare a piedi da quella strada che li riconduceva alle loro case nella Valle dell'Aso, erano impauriti dall'imponenza dell'albero e terrorizzati dalle storie che lo vedevano protagonista. Uno di questi ragazzini, oggi anziano, ha ipotizzato che la fame potesse "alimentare" le loro paure e suggestioni!

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