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Eretto sul limitare del centro storico, tra il 1934 e il 1939, contrasta con il resto dell'abitato per via delle sue colorazioni accese e del suo stile eclettico, tipico dell'autoctono architetto, Ernesto Verrucci, che aveva destinato l'edificio a sua abitazione in seguito al ritorno dall'Egitto, dove aveva svolto l'attività professionale.
Sviluppata su tre piani, è frutto di una commistione di stili e materiali: la pietra locale si alterna ai mattoncini rossi in laterizio, mentre il bianco del travertino orna efficacemente le modanature di porte e finestre, maioliche colorate si alternano in giocose cornici nella parte alta del palazzo.
Notevole è la snella torretta che richiama le torri civiche italiane del rinascimento, arricchita de questi smalti colorati e dalle bifore, che donano all'insieme un sapore arabo.
L'avvento della Seconda Guerra Mondiale ha impedito che venisse rispettato appieno il progetto iniziale, molto più sfarzoso.
Dei preziosissimi interni di cui ci è giunta memoria non è rimasto pressoché nulla, se non una stanza dotata di un'esigua parte dell'originale mobilia scura.



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