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Particolare centro sorto in posizione un po' nascosta dalla vegetazione tra la media valle dell'Aso e la confluenza col fosso Indaco. La tradizione vuole che esista fin dalla notte dei tempi col nome di Urticinum, fondata dai piceni o secondo altri, molto prima dal popolo dei Pelasgi, originario di Creta e forse tra i primi colonizzatori della vallata. La città viene ricordata da Plinio il Vecchio nella sua "Historia Naturalis", distrutta dai romani durante la guerra contro i piceni nel 169 a.C. con conseguente deportazione delle popolazioni. Stando alle fonti l'origine però è da ricondursi ai monaci farfensi insediatisi nell'area, quando nel 787 Carlo Magno aveva ceduto all'abbazia il possesso della corte di "Santa Maria di Ortatiano". Il dibattito sull'origine del toponimo si divide tra chi sostiene che derivi dal fiore dell'ortensia che si trova anche sullo stemma cittadino, chi sulla corruzione di Urticinum ma più probabilmente viene dal nome del proprietaro del fondo. La corte crebbe di importanza in quanto era legata all'attraversamento dell'Aso, tramite un guado gestito dai monaci lungo l'asse viario che collegava Ascoli a Fermo, il privilegio del passaggio viene riconfermato ai religiosi anche da una bolla dell'imperatore Lotario I nel 840.
Intanto su un luogo elevato, a protezione della corte i monaci avevano costruito un torrione che fungeva anche da punto di avvistamento, sotto il suo riparo si era concentrata la popolazione e nel 927, per volere del Re Ugo di Provenza, viene costruito il castello per contrastare l'espansionismo dei fermani. Nel 1060 si organizza in libero comune legato sempre all'istituzione farfense.
Con l'arrivo dei normanni nei vicini Abruzzi, nonostante avessero fissato il confine lungo il Tronto, capitava che questi si concedessero a razzie anche all'interno degli stati pontifici, infatti Ortezzano nel 1117 sarà saccheggiata.
Tempo dopo, nonostante la vicinanza con la capitale farfense di Santa Vittoria in Matenano, il centro riesce alla fine ad essere sottomesso dal vescovo di Fermo nel 1178 ed inizia a rimanere coinvolta nelle sorti della città. Con l'arrivo dell'imperatore svevo di Federico II a Fermo anche Ortezzano si vede schierata con i suoi seguaci. Inizia nel XIV secolo la stagione delle signorie a Fermo, la prima venne instaurata da Mercenario da Monteverde dal 1331 al 1340 seguita da quella di Gentile da Mogliano iniziata nel 1345 e finita con l'arrivo del Cardinale Albornoz nel 1352, si legge dalle costituzioni redatte dal cardinale qualche anno dopo che Ortezzano, era un castello del comitato fermano. Nel 1360 viene investito signore di Fermo dal Papa Giovanni Visconti da Oleggio che lo regge per sei anni, tornato il potere all'amministrazione pubblica viene però presto usurpato da Rinaldo da Monteverde che domina dal 1375 fino alla sua cacciata nel 1379. Sul finire del secolo vi è anche la breve signoria degli Aceti nel 1393 durata solo tre anni.
Ludovico Migliorati è signore di Fermo nel 1405 per volontà dello zio, Papa Innocenzo VII. Alla morte del pontefice non volle però restituire il feudo al nuovo pontefice, scatenando così una guerra contro la Santa Sede che coinvolgerà anche Ladislao d'Angiò Re di Napoli. Carlo Malatesta viene chiamato a contrastare il Migliorati e nel 1415, conquista diversi suoi castelli per indebolirlo e tra questi anche Ortezzano, sarà però riconquistato l'anno successivo. Alla morte di Ludovico avvenuta nel 1428 la sovranità torna brevemente ai fermani che già nel 1434 vengono conquistati da Francesco Sforza, nel 1443 il paese ospita i rifugiati dei castelli di Petritoli, Moregnano e Torchiaro devastati dagli sforzeschi. Dopo molti momenti terribili alla fine lo Sforza viene cacciato da Fermo a furor di popolo nel 1446.
Dopo un periodo di relativa calma, Oliverotto Euffreducci riesce a governare per un brevissimo periodo nel 1502 seguito dal nipote Ludovico che invece regge dal 1513 al 1520. Ortezzano vede più tardi il passaggio delle truppe di Odet de Foix de Lautrec che con i suoi eserciti si recava a combattere nel Regno di Napoli nel 1528, accampandosi nei pressi del paese porteranno una scia di saccheggi e di devastazioni.
Il figlio di Papa Paolo III Farnese per punire Fermo rea assaltato Monte San Pietrangeli, viene dichiarato signore della Marca Fermana nel 1537; toglie la capitale e la sposta a Montottone creando lo Stato Ecclesiastico dell'Agro Piceno durato fino al perdono del Papa nel 1547. Due anni più tardi il paese vede le milizie del bandito Federico Nobili sconfitte dal vescovo di Pesaro Ludovico Simonetti, nel 1591 subisce l'attacco dei briganti di Battistella da Montevidone che causano gravi danni che cercò di ripare per non avere problemi con la popolazione. Nel XVII secolo si vedono in paese la creazione di nuove confraternite come quella di Santa Maria del Rosario del 1608 e quella del Santissimo Sacramento del 1641.
Nuovamente la pace viene rotta sul finire del XVIII secolo quando le insurrezioni sobillate dalla rivoluzione francese, portano alla creazione della Repubblica Romana nel 1798, vengono quindi riorganizzati i territori pontifici e Ortezzano si ritrova sotto Petritoli, nel distretto di Fermo. Ritornato brevemente il Papa gli stati poi vengono rioccupati da Napoleone nel 1808, in questo periodo in paese viene ospitato il Conte Vinci scappato dalla Fermo napoleonica. Con la dipartita dei francesi e la conseguente restaurazione degli antichi poteri nel 1815 il papato crea le Delegazioni Pontificie ed il paese si trova sotto il governo di Monterubbiano nella Delegazione di Fermo.
Nel 1825 si tenta nella vallata la coltivazione del riso ma già cinque anni dopo si smette a causa della rapida diffusione della malaria dopo l'allagamento dei terreni, nel 1842 quindi ne veniva proibita la coltivazione in tutto il fermano. Con Papa Grogorio XVI vengono abolite le Delegazioni e Ortezzano si ritrova stavolta nel Governo di Santa Vittoria, all'Unità d'Italia nel 1861 rientra nella nuova provincia di Ascoli Piceno dalla quale nel 2004 si staccherà quella di Fermo.
Durante il secondo conflitto mondiale vede gli ortezzanesi rubare le riserve di grano nel 1944 assaltando un silos e nello stesso anno passano per il territorio i tedeschi in ritirata che minano i ponti sull'Aso e requisiscono bestiame. Nel dopoguerra si assiste alla crescita degli insediamenti lungo la valdaso e allo sviluppo agricolo che oggi si è andato specializzando sulla produzione frutticola e vitivinicola.
Si può iniziare a visitare il paese dal viale che costeggia il monumento ai caduti e la sconsacrata chiesa di San Giuseppe fino a raggiungere la piazzetta dove si trovano il municipio e la parrocchiale dedicata a Santa Maria del Soccorso, da qui si diramano le principali strade che attraversano Ortezzano.
L'incasato infatti occupa il versante di un ripido crinale e le strade principali seguono le linee di minima pendenza mentre piccole e ripide stradine si ricollegano tra i vari livelli. Il corso può essere definito quello che dalla piazza del municipio scende fino a Porta da Sole, percorrendolo si incontra l'abitazione dei Carboni, illustre famiglia del luogo, continuando si arriva alla piazzetta antistante la porta. All'uscita c'è una terrazza panoramica che corre lungo la cinta muraria e dove trova spazio una graziosa edicola, poco avanti si vedono i ruderi del palazzo Tomassini mentre sul lato opposto, edificato sopra le difese c'è un bel palazzetto di origine cinquecentesca, rientrati in paese si deve fare una visita al passaggio coperto dove si cela una porzione di una vecchia cinta muraria. Sopra si trova la bella Casa Spadoni che si affaccia poco sotto la chiesa di San Girolamo e risalendo si raggiunge il corso superiore che dalla piazza del municipio arriva fino alla chiesa della Madonna del Carmine ed alla Torre Ghibellina. Qui si trovava anche il nucleo originario del castello, collocato dove si alza la parte più elevata al centro del grande spiazzo, dove spunta la vegetazione racchiusa da recenti mura. Ritornando indietro per il corso superiore si trovano alcuni interessanti palazzi che concludono la visita al bel centro storico.

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