Conosciuto anche come "Zecca di Sisto V" perchè durante il pontificato sistino venne dato alla città l'onore di batter moneta. Di sistino, però, ha solo il fatto fu gestito per un periodo dalla sorella del pontefice, Camilla Peretti.
Costruito come una roccaforte probabilmente tra il '400 ed il '500, periodo assai instabile dove era necessario proteggere ad ogni costo le ricchezze prodotte dalla molitura e controllare nello stesso tempo il territorio.
Un solido torrione in arenaria e mattoni è l'edificio principale del mulino. Alla base troviamo i tre canali dove erano alloggiate le ruote idrauliche che mettevano in moto le macine del piano superiore. Qui si accedeva da un ponte levatoio, oggi fisso e in muratura, ed oltrepassando una robusta porta che si apre direttamente nella sala della macinatura. Nella volta è possibile vedere ancora la botola che portava al piano superiore dove trovavano posto i difensori.
Riadattato ad abitazione, ha perso parzialmente le caratteristiche militari di un tempo, ma rimane ancora molto da vedere, come le feritoie da moschetto, la fila di caditoie e la merlatura.
L'ultimo piano è stato riadattato come colombaia, con le tipiche finestre rotonde, murando gli spazi tra i merli e abbassando il pavimento.
Utilizzato fino a quasi i giorni nostri, come molti mulini della regione, offre uno spaccato dell'ingegneria idraulica del passato e dell'importanza che aveva per le genti.
Autore: Mario Antonelli - Ferruccio Scoccia - Settimio Virgili
Titolo: Borghi da Scoprire... Tesori delle Marche Meridionali Vol. I
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