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Svetta sulla sommità del monte dell'Ascensione, nella parte della cima pertinente al comune di Rotella.
Molto conosciuta in tutto il piceno, in relazione alla grande festa che si celebra ogni anno in primavera, attirando numerosi pellegrini dai centri limitrofi. La chiesa ha una storia piuttosto travagliata, numerose ricostruzioni nel tempo, le hanno infine donato l'aspetto attuale. Nasce grazie alla figura del mistico ascolano Meco del Sacco, fondatore di una comunità religiosa nella prima metà del XIV secolo. Costui per dare una sede ai suoi seguaci, acquista le terre sulla montagna dai signori del castello di Ginestra, centro scomparso nell'area di Castel di Croce. Nel 1334 chiede al vescovo, il permesso di costruire una chiesa, intitolata a all'Ascensione di Cristo ed all'Assunzione di Maria in cielo. Lo ottiene insieme ad una pietra benedetta, da inserire nel nuovo edificio, e all'indulgenza plenaria di quaranta giorni, per i pellegrini che ci si recano in preghiera, nel giorno della festa. Viene quindi gettata la base iniziale, per la tradizionale festa. Il primitivo edificio è provvisto di romitorio e fa capo ad una serie di piccoli eremi sparsi nei dintorni. Viene distrutta già nel 1338, dopo il primo processo per eresia subito da Meco. Ricorrendo però al pontefice, il mistico riesce a riabilitarsi ed a riottenere il permesso vescovile, per riedificare la chiesa. Qualche tempo dopo questa viene ceduta agli agostiniani di Ascoli, giusto in vista di un altro processo per eresia nel 1344. Passato ormai l'eco delle vicende dei Sacconi, cosi si nominano i seguaci di Meco del Sacco, i monaci agostiniani nel 1417, ricostruiscono la chiesa e ripristinano la festività. Ridotta ormai a rudere durante il XVII secolo, durante i moti repubblicani del 1798, alcuni abitati di Castel di Croce si appropriano della statua della Madonna, portandola in paese e sistemandola in un'edicola nei pressi dell'abitato. Adirata per il furto, la gente di Rotella nottetempo ruba a sua volta la statua, mettendola poi sopra l'altare maggiore della, chiesa della Madonna di Loreto. Scoppia quindi un contenzioso che coinvolge due diocesi, quella di Ascoli, della quale fa parte Castel di Croce e quella di Montalto Marche, in difesa di Rotella. I primi infatti ricorrono all'aiuto delle autorità vescovili, che scrivono una lettera di protesta, richiedendo la statua indietro e la scomunica dei partecipanti al furto. Le richieste vengono disattese e la vicenda quindi, si sposta alle autorità civili di Ascoli. Queste per evitare scontri tra le due fazioni, decidono di lasciare la statua a Rotella, almeno fino alla ricostruzione della chiesa sulla cima. Le cose infine si calmano, per poi riesplodere alla caduta della Repubblica Romana, poco tempo dopo. Infatti la lite riesplode, con l'aggiunta anche di altri pretendenti da Capradosso, con grandi proteste verso il vescovo di Ascoli, Monsignor Archetti, che scrive ancora alla diocesi di Montalto. Rispondono le autorità comunali di Rotella, che rifiutano ancora di restituire il simulacro, provocando le ire del porporato. Dopo essere riuscito a riportare all'obbedienza i rotellesi, gli concede infine il possesso della Madonna. La festa continua a celebrarsi nel paese per alcuni anni, fino a quando viene riportata in diocesi ascolana, collocata nella cattedrale cittadina. Nel 1817 viene donata alla parrocchiale di Polesio, dove ancora oggi è custodita, con l'obbligo di portarla nella chiesa dell'Ascensione, la sera prima della festa. L'edificio è ancora ricostruito nel 1928, ed infine ristrutturato nel secondo dopoguerra con le forme attuali, in concomitanza con l'istallazione delle varie antenne. Nei pressi della chiesa nel 1976 vengono ritrovati i ruderi degli eremi di Meco del Sacco.
L'edificio si trova nella parte alta della cima, a dominare il sottostante prato, ed è circondata da una selva di antenne. Insieme alla croce di ferro ed all'edicola sul prato, è una delle mete di chi sale sulla cima in pellegrinaggio. Strutturato in maniera piuttosto semplice, di pianta rettangolare con una terrazza sul davanti, dove sono installati tre grandi blocchi di travertino, altare per le celebrazioni esterne. Dello stesso materiale è interamente rivestita la facciata, dove si alternano lastre lisce ad altre grezze, vi si apre solo l'essenziale portale. Sul retro si trova una piccola sagrestia, piuttosto spoglia all'interno, sopra l'altare centrale c'è la nicchia che ospita la statua, durante il periodo delle festività.

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