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Scomparso castello nei paraggi di Mozzano sopra il colle che sovrasta il villaggio di Vitavello. Sotto le pendici del suo crinale la valle del Fluvione si incrocia con quella del Tronto e quindi con la Salaria, importante snodo viario antico e punto strategico sul limitare di Ascoli da cui dista solo una manciata di chilometri e di cui rappresenta quasi la porta. Il nome è di uso piuttosto frequente nella toponomastica generale e si ricollega alla presenza di fonti nel territorio. Un tempo l'area era piuttosto fortificata e oltre alla rocca di Mozzano vi si trovava il castello di Acquaviva e, nel suo territorio, nelle piane a ridosso del fiume e della Salaria sorgeva anche una torre che all'epoca dei Normanni viene ricordata simile a quelle gentilizie di Ascoli.
Signori del castello sono nel XI secolo i Trasmondi, dinasti di Acquaviva, che verranno ricordati per aver donato al vescovo ascolano Bernardo i feudi di Venarotta, Palmiano, Olibra e Vallorano, ma con l'arrivo dei Normanni nel 1137 il castello viene occupato. I nuovi dominatori avevano stretto un'alleanza con il papato e nel frattempo avevano usurpato alcuni possedimenti lungo il confine, qui si erano ritagliati un piccolo territorio che inglobava la Salaria tra Ascoli e Acquasanta in modo da controllarne il traffico. Il nuovo signore era il Conte Roberto d'Apruzio, vassallo di Ruggero II di Sicilia, a cui, oltre al pagamento delle tasse, il castello doveva due armati a cavallo in caso di guerra.
Come già detto in questo periodo si ricorda la possente torre edificata nel suo territorio, più che quella che quasi certamente svettava dalle mura castellane, si parla di un'altra invece edificata presso la strada Salaria, ricordata da alcune contrade fino al XVI secolo. Tornata sotto i Trasmondi durante l'impero Svevo, passa con i suoi signori sotto la protezione del Vescovo di Ascoli nel 1185, quando i signori perderanno il loro potere e si svilupperanno le autorità civili, nel XIII secolo, e si assisterà all'ascesa dello stato comunale ascolano in sostituzione del porporato. Sotto il dominio ascolano, Acquaviva seguirà le sorti della città soprattutto durante l'epoca delle signorie. Nel secolo successivo il castello perderà d'importanza, saranno smantellate le fortificazioni e sarà declassato.
I catasti ascolani del 1381 rivelano che la comunità acquavivana era a capo di un suo sindacato e nella sua giurisdizione si trovavano anche le ville di Giustimana e Pantorano, tuttavia la giustizia veniva amministrata dal podestà di Mozzano; si legge della presenza nel suo territorio dal 1359 della chiesa di Sant'Angelo dove avvenivano le riunioni della comunità. Nel secolo successivo complice l'emigrazione e il brigantaggio che spopolava in questi luoghi, tanto che anche le campane della parrocchiale venivano usate per segnalarne l'arrivo, il paese perde progressivamente popolazione. In documenti del 1458 si legge che il paese risulta ormai decaduto e ridotto a qualche decina di abitanti mentre il centro amministrativo era stato trasferito a Giustimana e che le ville Pantorano e Pedana si erano distaccate formando un proprio sindacato. Nei secoli successivi i pochi rimasti continueranno ad abbellire e restaurare la chiesa e a tenere vive le istituzioni che perdurarono fino all'epoca napoleonica, definitivamente soppresse nel 1808 e il paese sarà annesso al vicino comune di Mozzano che verrà anch'esso sciolto e incorporato con Acquaviva nel comune di Ascoli Piceno.
Sul finire del XVIII secolo si era andato formando sotto il ripido colle castellano il villaggio di Vitavello dove mano a mano si trasferisce la popolazione abbandonando l'antico abitato, divenuto ormai troppo scomodo per i pochi abitanti che eleggono loro residenza il nuovo insediamento che prende il nome dalla "Vita Bella" che vi si conduceva rispetto al vecchio castello che venne smantellato e riutilizzato e di cui oggi non rimane alcuna traccia. 

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